L’albero dei rosari

L’albero dei Rosari è un romanzo che parte da una vicenda di “vita vissuta”, per poi addentrarsi in storie d’amore e di crimine, di dolore e di redenzione, di sesso e di liberazione.

Di ritorno da un viaggio avventuroso e amoroso in Messico, Davide si ritrova per volontà della madre all’interno di un istituto religioso costretto a seguire un ciclo di terapia per essere ricondotto alla “normalità”, attraverso la cosiddetta Terapia Riparativa dell’Omosessualità.

È subito collisione di due mondi separati e distinti: quello solare di Davide, diciassettenne che vive la propria vita e sessualità con positiva naturalezza e quello claustrofobico e misogino dell’Ordine de I Soldati di Cristo Re.

All’interno dell’istituto il ragazzo per la prima volta capisce che una parte di mondo lo considera un malato, un giocattolo rotto di Dio, che va riparato a tutti i costi.

Fuori ci sono le vite di coloro che direttamente o indirettamente partecipano alla vicenda, tra cui i genitori di Davide, sua nonna, i suoi amici e personaggi senza scrupoli, pronti a qualsiasi cosa pur di mantenere all’interno delle mura dell’istituto imbarazzanti e pericolosi segreti.

Una vicenda che sta sempre tra reale e romanzesco, sostenuta da una scrittura piana, ma mai piatta, anzi con punte di teatralità e poeticità che coinvolgono. L’Albero dei Rosari racconta un’umanità dolente ma anche ironica e smagata, è un brano jazz, percorso da battute taglienti e suadenti.

Il romanzo, al di là delle intricate vicende umane di cui si compone, pone un accento di denuncia sull’uso controverso e dannoso della Terapia Riparativa dell’Omosessualità.

Tale terapia, elaborata dallo statunitense Joseph Nicolosi, presidente del NARTH (National Association of Reasearch and Therapy of Homosexuality), parte dal presupposto che non esistano gli omosessuali, ma “persone eterosessuali con un problema omosessuale”. Il problema, secondo Nicolosi, sarebbe causato da una disfunzionale figura paterna, incapace di insegnare una via sana al rapporto affettivo tra persone dello stesso sesso. Ne deriverebbe un deficit affettivo che gli omosessuali maschi compenserebbero con la ricerca ossessiva di sesso con altri maschi.

La Terapia Riparativa, attraverso mezzi discutibili, servirebbe a “riparate” il suddetto deficit, riconducendo il soggetto alla sua vera natura eterosessuale.

Le idee di Nicolosi sono oramai diffuse e praticate anche in Europa e Italia, da gruppi di matrice cristiana, in aperto conflitto con le linee ufficiali della moderna psicologia.

Spesso la Terapia Riparativa viene integrata con la cosiddetta Fede Trasformante, ovvero l’uso della religione per l’eliminazione del desiderio omosessuale, con innumerevoli danni psicologici a posteriori sui soggetti trattati.