Traslocando – Intervista a Loredana Bertè

Un libro rock, tanto rock quanto sono le sue canzoni che da quarant’anni anni hanno accompagnato le generazioni di grandi e piccoli. Una donna straordinaria, una vera rivoluzionaria, ed è proprio in occasioni dei quarant’anni di carriera che l’eclettica Bertè ci ha regalato in pasto la sua vita attraverso le pagine di Traslocando (E’ andata così) Rizzoli – 2015, un libro tagliente e disperato, come solo la vera vita di un’artista sa esserlo, sempre in bilico.
Ho sentito che dovevo raccontare le cose io, adesso che sono ancora viva. Non volevo che qualcuno pensasse di poter parlare della mia vita con me morta, e quindi per forza zitta.
Scritta con Malcom Pagani, il titolo si rifà ad uno dei dischi cult della cantante, quel Traslocando uscito nel 1982.
Nel libro si affrontano temi ed argomenti molto delicati, senza alcun freno, senza peli sulla lingua, così come sul palco, sulla carta, Loredana ci regala i suoi ricordi e le emozioni sempre vive, dal rapporto con il padre, alla morte della sorella Mia Martini, e poi ancora, il matrimonio con Borg e per finire, ovviamente, la sua lunga carriera.

Da dove nasce l’idea di raccontarsi?

È stato costruttivo, una sorta di auto analisi. abbiamo ripercorso tutta la mia vita con Francesca (Losappio la mia manager) lei mi faceva domande ed io ho riaperto un sacco di cassetti, tiretti di memoria. Ancora oggi mi tornano in mente aneddoti, ma il libro è già uscito, li segnerò per il prossimo.

Perché Traslocando?
Ho scelto questo titolo perché nella mia vita ho traslocato mille volte… Porto Recanati, Ancona, Roma, New York, Milano, Stoccolma… il trasloco poi può essere considerato anche una metafora degli stati d’animo che attraversiamo…

La regola del niente…
È la regola con la quale sono cresciuta, ne parlo molto nel libro. Niente giocattoli, niente bambole, niente regali, niente ricorrenze, niente di niente. Nella mia stanza, nella casa in cui ho vissuto da bambina, non c’erano nemmeno i quadri alle pareti. In una casa senza dolcezza e amore, poteva esserci spazio per l’infanzia? La mia è stata una vita in “fuga”. Sono scappata da tutto, tranne che dalla mia libertà, allora ho deciso proprio questo, di rincorrerla, la libertà.

A chi si sente di dire “grazie”? 
Gli anni passano ma dentro mi sento ancora una ragazza di 20 anni, dico grazie a tutte le scale che ho salito, al km che ho viaggiato. Ho fatto di tutto, ho amato, ho odiato, ho scopato. Insomma ho vissuto. La vecchiaia, alla fine, va guadagnata e dico grazie a tutto quello che ho fatto, e alle persone che mi vogliono bene e anche a chi non me ne vuole affatto.

Musica e parole…
Nel mio prossimo disco d’inediti (uscirà dopo Amici non ne ho… ma amiche si!) vorrei svegliare un po’ queste generazioni troppo tecnologiche e poco analogiche

Sei felice?
Anche se non ho fatto pace con la vita, nel mio piccolo equilibrio ho trovato serenità. La felicità totale è un’utopia.

Cos’è per te il mare d’inverno?
Un film in bianco e nero visto alla TV. (ride)


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